Quando una frattura si calcifica fa male

Frattura metatarso

  • Frattura metatarso
    • Cenni di anatomia: cos’è il metatarso
    • Tipologie di fratture metatarsali
    • Sintomi della frattura del metatarso del piede
    • Cause
    • Complicanze
    • Frattura/lussazione di Lisfranc
    • Frattura di Jones e del ballerino
    • Diagnosi
    • Cure e trattamenti
    • Intervento chirurgico
    • Fisioterapia e riabilitazione

Cosa si rischia con una frattura metatarso non curata o curata in modo inadeguato? Quali sono le cause scatenanti ed i fattori di rischio? I sintomi e le complicanze? Come diagnosticare la frattura e quali cure o trattamenti fisioterapici sono i più indicati per risolvere le conseguenze del trauma?

Risponderemo a queste ed altre domande, partendo dall’inizio.

La più frequente è la frattura 5 metatarso.

Vediamo, innanzitutto, cos’è il metatarso con brevi cenni di anatomia.

Cenni di anatomia: cos’è il metatarso

Ogni piede presenta 5 ossa lunghe denominate metatarsi (o ossa metatarsali) che, comunemente, chiamiamo dita. Il metatarso si trova tra le ossa tarsali (o del tarso) e le falangi prossimali (o prime falangi) di ogni dito.

E’ composto da tre parti: corpo (porzione centrale), base (estremità confinante con un osso del tarso) e testa (estremità distale collegata con la falange prossimale del dito).

Su un metatarso trovano inserzione muscoli e legamenti indispensabili per la funzionalità motoria del piede. Il metatarso contribuisce alla funzione di sostegno svolta dallo scheletro degli arti inferiori.

Come tutte le ossa dello scheletro umano, anche un metatarso può subire una frattura e sviluppare, oltretutto, una condizione dolorosa di natura infiammatoria nota come metatarsalgia.

Tipologie di fratture metatarsali

Le fratture al metatarso sono tutte uguali? No, nessuna frattura (in qualsiasi parte del corpo) lo è.

Esistono diverse tipologie di fratture metatarsali in base a vari fattori:

– Composta o scomposta se, rispettivamente, il frammento osseo non si sposta oppure si distacca;
– Aperta o chiusa se i frammenti di osso rompendosi lacerano pelle, legamenti o muscoli oppure se si fratturano all’interno;
– Completa o incompleta;
– Localizzata (in un punto) oppure combinata (in più punti).

A questo serve una diagnosi accurata: individuare il tipo di frattura su cui bisogna intervenire.

Sintomi della frattura del metatarso del piede

I sintomi di una frattura del metatarso del piede sono:

– dolore acuto e localizzato nella parte colpita dal trauma;
– rigidità;
– piede gonfio, tumefazione localizzata nell’area compromessa;
– formazione di ematomi;
– scricchiolio;
– formicolio;
– difficoltà a camminare
– deformazione dell’osso (in caso di frattura scomposta o aperta).

Cause

Le fratture più frequenti coinvolgono il quarto e quinto metatarso (anulare e mignolo) e, di solito, non vengono operate.

La frattura metatarso può essere causata da:

– colpo diretto e violento sul dorso del piede (un oggetto pesante che cade sul piede schiacciandolo);
avulsione, quando un frammento di osso viene strappato via da un tendine o da un legamento, in genere a seguito di una distorsione della caviglia per un infortunio o per la ricaduta da un salto;
– stress, dovuta ad eccessivo e ripetuto utilizzo dell’osso metatarsale (colpisce soprattutto anziani e sportivi). Interessa soprattutto i metatarsi del 2°, 3° e 4° dito: di solito, si presenta come una microfrattura ed è molto frequente negli atleti;
– movimento di inversione del piede (violenta e marcata) durante cui il muscolo peroneo breve potrebbe tirare il metatarso del mignolo causandone la rottura(frattura del 5 metatarso).
– Patologie che causano danni all’integrità dell’osso (osteoporosi, tumore osseo).

Complicanze

Una frattura metatarso va trattata tempestivamente (entro le 24 ore) per evitare complicazioni come:

– Infezione della ferita;
– Infiammazioni tendinee, perdita del tono muscolare, capsulite post-traumatica o blocco articolare dovuti al periodo di immobilità forzata;
– Scomposizione di una frattura composta senza un motivo apparente, ecco perché si consiglia di ripetere la radiografia dopo 10 giorni dal trauma;
– Pseudoartrosi per difficoltà di calcificazione (osteoporosi avanzata) o cure inadeguate che non consentono di guarire la frattura;
– Flittene (bolle della pelle) causate da un disturbo della circolazione ed ecchimosi.

Frattura/lussazione di Lisfranc

Una particolare frattura metatarso è la frattura di Lisfranc ovvero una rottura completa del 2° osso metatarsale. L’osso, in questo caso, risulta fratturato alla base e può verificarsi una lussazione (con frammenti separati tra loro).

L’episodio avviene, in genere, dopo una caduta sul piede flesso o con un colpo violento al piede: ne sono vittime soprattutto i giocatori di calcio, i motociclisti ed i cavallerizzi. Si tratta di una lesione grave che potrebbe portare complicanze come artrite e dolore permanenti o la sindrome compartimentale.

La terapia consigliata è l’intervento chirurgico per riallineare le ossa fratturate attraverso la riduzione a cielo aperto con fissazione interna o la fusione delle ossa del piede (porzione centrale), ma non sempre l’operazione è in grado di ripristinare lo stato originario del piede.

Frattura di Jones e del ballerino

La frattura del 5° osso metatarsale prende il nome di frattura di Jones. Avviene nell’osso che collega il mignolo alle ossa della porzione posteriore del piede. E’ la frattura metatarso più frequente che può colpire la base in prossimità della caviglia (frattura del ballerino) e la diafisi (frattura di Jones), la parte centrale lunga dell’osso.

La frattura alla base è dovuta ad una rotazione verso l’interno del piede o quando questo viene schiacciato. In genere, basterà indossare una calzatura protettiva con suola rigida per qualche giorno senza dover ricorrere ad un’ingessatura. E’ un tipo di frattura che guarisce in tempi abbastanza brevi.

La frattura che colpisce la diafisi è meno frequente rispetto a quella della base: può impedire o interrompere l’apporto di sangue al tessuto osseo portando complicanze come un ritardo di consolidazione o mancata consolidazione dell’osso.

In certi casi, è sufficiente applicare un gesso a gamba corta, in altri è necessario un intervento chirurgico per la riduzione a cielo aperto con fissazione interna.

Diagnosi

Dopo la visita effettuata dal medico ortopedico, l’esame obiettivo e l’anamnesi, l’esame diagnostico determinante consiste nella radiografia del piede. Se la lastra RX risulta positiva confermando la frattura, si proseguirà con una risonanza magnetica o l’abbinamento scintigrafia ossea/TAC per individuare la rima di frattura.

L’esame che approfondirà e stabilirà una diagnosi definitiva è la risonanza magnetica eventualmente da ripetere dopo 2-4 settimane nel caso risultasse negativa ma con dolore.

Cure e trattamenti

Una frattura metatarso di lieve entità, composta e senza complicanze, può guarire spontaneamente nel giro di 6 settimane e basteranno riposo, immobilizzazione della gamba da tenere sollevata, applicazione di ghiaccio per ridurre edema e gonfiore.

In caso di frattura composta il più delle volte viene prescritto e utilizzato un tutore walker da utilizzare anche di notte.

In caso di dolore e gonfiore, si possono assumere antidolorifici (tachipirina) e antinfiammatori non steroidei (ibuprofene).

In altri casi di frattura composta, si può applicare una benda di fissaggio mantenendola per due settimane oppure un gambaletto di gesso per circa 2 mesi a seconda della gravità della frattura.

Intervento chirurgico

Una frattura metatarso scomposta (ovvero con spostamento della falange) è ben visibile: l’osso è deformato, trapassa e lacera la cute oppure il dito è rivolto in una direzione anomala.

Quando la frattura è grave e i due monconi sono troppo distanti tra loro, serve l’intervento chirurgico per saldare l’osso evitando complicanze (mancata consolidazione, pseudoartrosi). L’operazione consente la riduzione della frattura tramite una vite o placca per ricomporre l’osso.

Successivamente, verrà applicato un tutore gessato (o tutore walker) per immobilizzare piede e caviglia. I tempi di recupero sono variabili (da 15 a 30 giorni).

Fisioterapia e riabilitazione

Dopo i 30 giorni necessari per il recupero post-operatorio, bisognerà intervenire con trattamenti fisioterapici mirati a ridurre l’edema, mobilizzare la caviglia, intervenire sul recupero muscolare e motorio.

In caso di frattura metatarso, i trattamenti più indicati sono:

– Terapia manuale eseguita dal fisioterapista per controllare il dolore e migliorare il tono trofismo muscolare e la mobilità articolare;
– Tecarterapia che agisce sull’infiammazione, dolore e riparazione dei tessuti;
– Sedute di magnetoterapia per accelerare la nuova formazione ossea(si può anche noleggiare l’elettromedicale);
– Laser Yag, metodica rigenerante di Laserterapia ad Alta Potenza che risolve infiammazione e dolore;
– Esercizi specifici per il recupero della muscolatura (coscia, polpaccio e piede) e della propriocettività;
– Metodo Mezieres di rieducazione posturale totale, dopo la fase di recupero dell’attività motoria.

Controllare la condizione posturale del paziente è fondamentale: l’esame Baropodometrico computerizzato misura la postura ed aiuta a prevenire conseguenze associate ad una postura sbagliata.

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Quando si forma il callo osseo fa male?

Quest'ultima evenienza causa la formazione di un callo di tipo fibroso che comporta dolore e limitazione funzionale (pseudoartrosi) e, spesso, rende necessario intervenire chirurgicamente. In altre circostanze, il callo osseo può inglobare strutture vascolari o nervose, promuovendo disturbi circolatori o neurologici.

Come capire se un osso sta Calcificando?

Una frattura si dice in via di guarigione quando si forma il cosiddetto callo osseo: quand'esso è visibile in radiografia è indice di un inizio di calcificazione della frattura, ossia della consolidazione della stessa.

Quando smette di fare male una frattura?

Il dolore acuto di solito si verifica immediatamente dopo aver subito la lesione. Dopo circa una settimana o due, in genere il dolore inizia ad attenuarsi. A questo punto, comincia il processo di guarigione dell'osso fratturato e del tessuto molle circostante, per cui sono necessarie un paio di settimane.

Come avviene la calcificazione ossea?

Con l'arrivo di alcune molecole chiamate osteoblasti, il ponte fibroso che connette i due margini ossei subisce una calcificazione che lo porta in 20-40 giorni a formare il vero e proprio callo osseo.

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